Le caratteristiche di un impianto elettrico a norma

Impianto elettrico a norma

Un impianto elettrico non a norma è, soprattutto, un impianto elettrico pericoloso. Ed è importantissimo verificare se la propria abitazione è in regola da questo punto di vista: non solo se si vuole venderla o affittarla, ma anche se si intende continuare a viverci e – come sarebbe ovvio – lo si vuole fare in tutta sicurezza.

Ciò che è bene sapere è che la responsabilità dell’impianto eletttrico appartiene all’installatore: è la ditta (o il professionista) a cui ci si rivolge che deve assicurare la sua conformità alla legge 46/90 (che regola l’installazione degli impianti a norma e specifica la responsabilità degli installatori), al decreto ministeriale n°37 (che introduce l’obbligo del certificato di conformità) e alle normative europee in vigore.

Impianto a norma: le caratteristiche

Per prima cosa, un impianto elettrico a norma deve essere costituito da componenti marchiati CE o CEI e deve avere un interruttore differenziale e almeno due unità, così da garantire l’energia a due linee: una linea deve essere destinata alla luce, un’altra ai grandi elettrodomestici. La sua potenza varia a seconda della superficie dell’abitazione: per un appartamento di 75 mq, la potenza minima è di 3 kW, per quelle superiori di 6. Se il proprio impianto è vecchio la sua potenza sarà quasi sicuramente di 3 kW, anche per metrature che superano i 75 mq, ma si può chiedere al gestore di aumentarla a 4,5 o a 6 kW. Il centralino di un impianto elettrico a norma contiene inoltre un interruttore di emergenza, un sistema di messa a terra e un salvavita. La sua funzione è infatti quella di proteggere l’abitazione da incendi e scosse elettriche, e di interrompere l’erogazione di energia in caso di folgorazione o di dispersione elettrica.

Sono tre i circuiti in cui l’impianto elettrico di un’abitazione si può dividere: a 16 Ampere per le prese (che vanno posizionate a 30 cm dal pavimento o a 110 cm in bagno e in cucina, insieme agli interruttori), a 10 Ampere per alimentazioni e luci e a 12V per i circuiti di chiamata.

La messa a norma dell’impianto: quando è necessaria

Quando è stata emessa la legge 46/90, questa non predeva l’obbligo di ammodernamento degli impianti elettrici già esistenti ma chiedeva solo che ci si dotasse di alcune misure di sicurezza come il salvavita e la messa a terra. È quindi possibile, se si vive in una casa antecedente il 1990, che il proprio impianto elettrico non sia a norma.

Tuttavia, se quella stessa casa la si vuole vendere o affittare, la messa a norma è consigliata. Questo, sebbene la legge non lo richieda espressamente: il Decreto Legislativo 112 del 2008, infatti, ha eliminato l’obbligo di trasferire al nuovo proprietario la documentazione relativa alla conformità degli impianti, il libretto d’uso e di manutenzione. Il consiglio è dunque quello di informare in forma scritta l’acquirente delle condizioni dell’impianto elettrico, specificando se questo è a norma o meno. In realtà, bisognerebbe pensare di mettere a norma l’impianto sempre, che l’immobile lo si venda, lo si affitti (e in questo caso il rischio di dispute legali è alto, in caso l’affittuario non venga informato) o lo si tenga per sé: in fondo, è prima di tutto una questione di sicurezza.